riceviamo e pubblichiamo con piacere questo articolo scritto dal prof. Leoni relativo alle attività di produzione biologica adottate nella nostra azienda agraria.
Il 17 aprile 2013 l’istituto Sartor ha intrapreso il ufficialmente il processo di conversione al biologico di circa 2,5 ha della propria azienda.
La conversione inizia con un atto definito “notifica”, si tratta della compilazione di un documento con il quale l’azienda “rende note” ad AVEPA (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura) le superfici che intende coltivare con metodo biologico. Il secondo passo è l’inizio delle visite ispettiva da parte di un ente certificatore che verificherà periodicamente la regolarità delle operazioni agronomiche svolte in azienda (impiego di semente autorizzata, gestione corretta delle concimazioni, impiego di prodotti fitosanitari di origine naturale).
In data 13 giugno si è svolta la prima visita ispettiva da parte della “Bios” di Marostica, organismo di controllo e certificazione delle produzioni biologiche. L’intervento di un ente certificatore è necessario per garantire che effettivamente un’azienda possa definirsi biologica al 100%.
La normativa di riferimento (il Reg. CE 834/07 e il Reg. CE 889/08) infatti prevede una serie scrupolosissima di adempimenti (anche burocratici) che un’azienda deve necessariamente seguire per poter immettere nel mercato prodotti veramente biologici. L’ente certificatore attesta che l’azienda sta lavorando in osservanza completa di tutte le regole previste e di conseguenza la autorizza all’impiego, sui propri prodotti, del marchio biologico.
Il 17 aprile 2013 l’istituto Sartor ha intrapreso il ufficialmente il processo di conversione al biologico di circa 2,5 ha della propria azienda.
La conversione inizia con un atto definito “notifica”, si tratta della compilazione di un documento con il quale l’azienda “rende note” ad AVEPA (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura) le superfici che intende coltivare con metodo biologico. Il secondo passo è l’inizio delle visite ispettiva da parte di un ente certificatore che verificherà periodicamente la regolarità delle operazioni agronomiche svolte in azienda (impiego di semente autorizzata, gestione corretta delle concimazioni, impiego di prodotti fitosanitari di origine naturale).
In data 13 giugno si è svolta la prima visita ispettiva da parte della “Bios” di Marostica, organismo di controllo e certificazione delle produzioni biologiche. L’intervento di un ente certificatore è necessario per garantire che effettivamente un’azienda possa definirsi biologica al 100%.
La normativa di riferimento (il Reg. CE 834/07 e il Reg. CE 889/08) infatti prevede una serie scrupolosissima di adempimenti (anche burocratici) che un’azienda deve necessariamente seguire per poter immettere nel mercato prodotti veramente biologici. L’ente certificatore attesta che l’azienda sta lavorando in osservanza completa di tutte le regole previste e di conseguenza la autorizza all’impiego, sui propri prodotti, del marchio biologico.
Nell’azienda dell’Istituto Sartor
verranno coltivati (in rotazione triennale): farro, segale, grano duro, mais biancoperla, mais maranello e grano
saraceno (per un totale di circa 2 ettari). Da queste coltivazioni si
otterranno farine biologiche, sempre
più ricercate e apprezzate da consumatori consapevoli che richiedono prodotti
sani ed esenti da residui chimici. Inoltre verranno
prodotti ortaggi su una superficie
di circa 3600 m2. Si prevede la produzione di patate, pomodori,
melanzane e peperoni, piselli e fagioli, insalate, zucche, cardi e asparagi,
radicchi (trevigiano precoce e tardivo, castellano, veronese e chioggiotto),
cavoli, verze. Questi ortaggi saranno disponibili per la vendita diretta in azienda (assieme alle farine), opportunamente
identificabili come prodotto biologico.
L’ottenimento della
certificazione sarà un lavoro molto impegnativo sia per la mole di adempimenti
richiesti, sia per il fatto che è una conversione
parziale dell’azienda. Dovremmo accuratamente documentare la separazione
fra queste due realtà aziendali, la parte convenzionale (frutteti, allevamenti,
colture estensive non biologiche) e la “nuova” zona biologica. Per evidenziarne
anche la separazione spaziale, la zona
biologica è accuratamente racchiusa da siepi che contribuiscono
all’isolamento di queste superfici dal resto delle coltivazioni convenzionali.
Se tutto procederà come speriamo,
tutti i prodotti seminati o trapiantati dal 17 aprile 2015 potranno fregiarsi
del titolo di “Biologici”. È importante che una scuola agraria dimostri concretamente di impegnarsi nella tutela
dell’ambiente e del consumatore, per questo motivo studenti, docenti e
personale dell’azienda contribuiranno all’ottenimento di questo traguardo che
adesso appare lontano, ma che confidiamo di riuscire a concretizzare!
Prof. Alessandro Leoni
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