Ovvero, l'importanza della rifiutologia!!!
Tra le discussioni che
si fanno a proposito dello smaltimento dei rifiuti ricorre continuamente la
raccomandazione di procedere alla "raccolta differenziata", ovvero separare,
dai rifiuti misti, quelle componenti suscettibili di essere sottoposte a
riciclo, cioè alla trasformazione di nuovo in merci utilizzabili.
La massa dei rifiuti solidi
urbani, ammonta in Italia, a circa 40.000 milioni di chilogrammi all'anno, il che
significa che ogni persona mediamente,
produce ogni anno una massa di rifiuti corrispondente a oltre sei volte il
proprio peso
Almeno la metà di questi oggetti potrebbe essere
trattata per recuperare la materia che contengono. Si dovrebbero estrarre
e usare meno petrolio e metalli, prodotti agricoli e forestali, tutti beni
naturali scarsi. In seguito si diminuirebbe l'inquinamento delle acque, del
suolo e dell'aria e si darebbe lavoro a migliaia di persone.
Il successo dei processi
di riciclo dipende innanzitutto dalla conoscenza della natura e della composizione
dei materiali di partenza, a tal proposito la scuola e le attività educative
che in essa si svolgono hanno un ruolo fondamentale.
Ad esempio:
carta: da un chilo di carta da giornali si
recupera meno di un chilo di cellulosa adatta per nuova carta e si formano
alcune centinaia di grammi di fanghi in cui sono concentrate le altre sostanze.
Il riciclo diventa più difficile se fra la carta straccia finiscono imballaggi
contenenti sostanze cerose o plastiche.
vetro: le bottiglie in circolazione contengono
gli ingredienti di base del vetro ma anche coloranti. Da un chilo di rottami di
vetro bianco si ottiene, quasi un chilo di vetro bianco, dai rifiuti di vetro
misti colorati si recupera vetro colorato, con minore valore merceologico.
Bisogna inoltre stare attenti: nel “vetro” non vanno gettati rottami di vetro
delle lampade fluorescenti, dei video o dei televisori, che contengono sostanze
tossiche.
plastica: se i rifiuti fossero costituiti da una
sola materia - polietilene, pvc (cloruro di polivinile), PET
(poletilen-tereftalato), eccetera - sarebbe possibile rifonderli e ottenere
nuovi oggetti della stessa materia, ma in presenza di miscele di varie è
possibile al più ottenere oggetti di plastica di limitato valore, come
piastrelle da pavimenti o paletti.
Pensate allo scarabeo stercorario: è un insetto che
usa i rifiuti (proprio quel tipo di rifiuti) come alimenti.
Non esistono
processi naturali che generano zero rifiuti, ma nell'ecosistema, i rifiuti di
una specie sono alimenti per altre specie. E' un'applicazione del "principio dei ritorni decrescenti".
Ogni creatura cerca di ottenere il massimo possibile dalle risorse alimentari
che utilizza; ma oltre certi limiti, sfruttarle ulteriormente richiederebbe più
energia di quanta non ne possa fornire. Quello che la creatura non può
sfruttare e che abbandona lo possiamo definire come "rifiuto", ma
tutto torna nel ciclo.
L'ecosistema
biologico terrestre è ottimizzato da centinaia di milioni di anni di
evoluzione.
Il sistema
industriale umano somiglia molto all'ecosistema naturale: sfrutta risorse
naturali e lo possiamo vedere come formato da un gran numero di
"specie" che sono in competizione o in collaborazione. Esiste un
campo della scienza che si chiama "ecologia industriale". Da questo
campo, è nato il concetto recente di "C2C" ("cradle to
cradle", "dalla culla alla culla") che ha estratto e enfatizzato
il concetto fondamentale dell'ecologia sia industriale che naturale: ovvero che
"i rifiuti sono alimenti" .
Il nostro sistema industriale non ha avuto le centinaia di
milioni di anni che la natura ha avuto per ottimizzare l'ecosistema. Però,
l'idea che bisogna "chiudere i cicli" comincia a passare e se
applichiamo con coerenza i concetti del C2C dovremmo riuscire a fare di meglio
di quello che stiamo facendo oggi. Basta ricordarsi che i rifiuti sono
alimenti, non cose immonde da far sparire nel buco nero.
Nessun commento:
Posta un commento